Con deferenza a voi signor m’inchino
e la mia identità faccio palese
mi chiamo Perilli Berardino
Campotosto d’Abruzzo è il mio paese.
Forse per un bel gioco del destino
la fiamma del poetare in me si accese
non importa se scalda molto o poco
l’essenziale è che non si spegne il fuoco.
Il lupo, ben si sa, per sua natura
alla pecora sempre fa violenza
perché in tal modo il cibo si procura
quindi è la lotta alla sopravvivenza
mentre l’uomo, l’umana creatura,
e il gran ragionator per eccellenza
spesse volte diventa un lupo fello
poiché lu’ succhia il sangue del fratello.
Il link che segue è un documentario girato a Campotosto (AQ) il 9 settembre 2011.
Berardino Perilli è tra gli ultimi depositari della cultura dei poeti a braccio abruzzesi. Pastori che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento imparavano a memoria i poemi di Tasso, Ariosto, Dante, Tassoni, Manzoni, scambiandosi libri nelle stazioni disseminate lungo i tratturi che dall’Abruzzo portavano alle Puglie.
I poeti a braccio componevano a loro volta versi e li tramandavano oralmente.
Berardino Perilli era il più giovane tra i pastori che partecipavano ai certamen poetici, oggi vive tra Rieti e Campotosto, dove torna a primavera assieme al suo gregge.
Tante poesie di Berardino non sono mai state trascritte. Il poeta conserva in una busta della spesa dei “pizzini”, così li chiama, con i versi trascritti dei vecchi poeti a braccio.
Il documentario proposto da Rètina è stato ideato e girato da Gaetano Bellone e montato successivamente per rendere fruibile il filmato che assume così il valore di documento.
Dall’intervista di Mariagiorgia Ulbar è stato tratto un articolo pubblicato sulla rivista Hamelin edita a Bologna.